Alcuni libri li scegliamo noi.
Altri si fanno scegliere.
E altri ancora ci capitano in mano dopo una serie di coincidenze particolari che ci lasciano immaginare che quel libro prima o poi lo avremmo letto. Sembra scritto per noi. Ci chiediamo perchè non lo avessimo ancora letto. Ci ispira e, in qualche modo, ci cambia.
Quest'estate nel fiabesco viaggio fatto in India e in Nepal ho portato con me uno di questi libri: Il leopardo delle nevi di Peter Matthiensen.
Non lo conoscevo, fino a qualche mese fa, eppure ho scoperto che è considerato uno dei libri imprescindibili per gli amanti della montagna. E io la montagna la amo molto. E' il mio posto speciale, quella passione in più, che non c'entra nulla col tuo lavoro, con i tuoi studi, con ciò che hai fatto per la maggior parte dei tuoi giorni.
E' il mio posto speciale, la montagna, quel luogo dove senti di voler andare per stare bene, senza riuscire a spiegarti a pieno il motivo del perchè ti faccia stare bene, senza essere in grado al cento per cento di giustificarlo a chi ti chiede perchè. E' così e basta, quando sei lì sai che è il tuo posto speciale.
Per questo quando Paolo Cognetti un paio di anni fa vinse il Premio Strega con il romanzo Le Otto montagne, mi sentii attratto da quel libro, comprandolo e divorandolo. Bellissimo. Scoprii un autore che la montagna la vive, prima di riuscire a spiegarlo divinamente.
Quel libro mi spinse a leggerne un altro dello stesso autore, intitolato Senza mai arrivare in cima. L'ho comprato prima di andare a passare il breve periodo delle vacanze invernali in un piccolo appartamento sui monti, ad un'oretta da casa mia. E ho scoperto un altro piccolo gioiello, che racconta di Nepal e Tibet.
Coincidenza: io e la mia compagna stavamo decidendo dove saremmo andati l'estate dopo, quale sarebbe stata la meta del nostro viaggio estivo, che ormai da quasi dieci anni facciamo regolarmente con lo scopo di vedere più mondo possibile.Nepal e Tibet erano tra le opzioni più gettonate. E come già ci è successo in passato, la decisione è stata influenzata dalla bellezza di un libro.
In Senza mai arrivare in cima Cognetti racconta del suo viaggio in quelle terre lontane, fatto in compagnia di un amico e di un libro: Il leopardo delle nevi. Eccolo lì.
Cognetti lo presenta imbevuto di qeull'imprescindibilità di cui si accennava qualche rigo fa, come un manuale, una guida. Ci spiega, mentre racconta, che lui è lì in conseguenza delle parole di Matthiensen.
Spinto anche lui dal suo amore per la montagna e trovandosi in un momento della propria vita in cui si decide di fare i conti con se stessi, per tutto il suo racconto si affida alle pagine del Leopardo, così lo chiama lui stesso. Lo legge più volte, ciclicamente, durante un'avventura che dura più di un mese tra le infinite montagne adagiate sul confine tra Nepal e Tibet. Le più alte e affascinanti del mondo.
La stessa avventura vissuta da Matthiensen nel 1973. Incisa nella storia tramite un libro capace davvero di cambiare la visione delle cose. In cui la montagna viene descritta in un modo che non mi era mai capitato di trovare. In cui un viaggio interminabile in uno degli ambienti più ostili del pianeta, fatto negli anni '70, alla ricerca di un mitologico animale e del proprio essere, si trasforma in una storia che meraviglia e fa sognare, che insegna ed emoziona.
Il mio viaggio in Nepal è stato cadenzato da questa avventura.
Non avrei potuto avere con me nessun altro libro. Un libro special, in un viaggio speciale, nel mio posto speciale.
Questa articolo è stato scritto sulla mia pagina personale del portale de il mio libro, per la rubrica:
Libri che ho letto quest'anno e che mi hanno cambiato la vita.