E’ il 27 maggio 2016, un caldo venerdì sera primaverile.
Sono le 20.30 e le luci della sala polivalente del teatro Operti di Torino
piano piano si spengono. Sul palco qualche sedia, delle chitarre, un tatami e
un paravento. Sullo sfondo la scenografia colorata a matita da esperte mani di
bambino. In platea genitori, parenti, fratellini e cuginetti. Gli attori
sono i bambini della 3° D della scuola elementare Carlo Casalegno di
Torino e stanno per dar vita ad uno spettacolo che ricorderò per tutta
la vita.
Ammetto che quando scrivevo le pagine del libro “Igei,
storia di un drago che faceva judo” fantasticavo oltre che sulle
avventure del draghetto Igei anche su future rappresentazioni della storia che
stavo creando. Ma non so quanto ci credessi sul serio. Pensavo a spettacoli
teatrali, ad attori adulti ma anche a mini bravissimi attori. A ipotetiche
scenografie e ipotetiche sceneggiature.
La realtà alle volte supera la fantasia.
L’idea venne ad Immacolata Calabrese, la mia prima maestra
di inglese, proprio lì, alla scuola Casalegno, decine di anni fa. Un
grandissimo affetto, che perpetua nel tempo. Mi contattò, complice la mia
mamma, e mi chiese di incontrarci, aveva qualcosa da propormi.
Conobbi ad una mini riunione Davide Fratta, il
maestro di musica, e Petrizia Antonia Ioghà, la maestra di italiano
e storia che si occupa delle recite dei bimbi e del laboratorio teatrale.
Hanno letto il libro e li ha entusiasmati, vorrebbero farne
uno spettacolo. La 3° D è una classe incredibile, hanno già fatto altre recite
e si sono innamorati del libro.
Bello. Bellissimo. Se mi piace l’idea? Mi fa impazzire.
Sarebbe davvero meraviglioso.
Davide emana professionalità ed è un vulcano di idee,
Petrizia di entusiasmo e di bene per i suoi bimbi. Immacolata precisa , lucida
e positiva, ha una visione molto chiare su ciò che lo spettacolo potrebbe
essere. Sono un team perfetto, chissà, potrebbe davvero venirne fuori qualcosa
di bello.
Beh, ne è venuto fuori qualcosa di magico.
Davide Fratta si è occupato non solo dei testi, ma anche
delle musiche originali. 10 tracce cantate e musicate dai bimbi, che il maestro
ha poi racchiuso in un cd che ha regalato agli spettatori. Petrizia Ioghà si è
occupata della scenografia, del coordinamento della classe e della parte
teatrale del tutto. Entrambi si sono dedicati alla regia. Io ho dato un piccolo
contributo mostrando ai bimbi qualche gesto, le cadute, proiezioni basilari,
che loro hanno trasformato in incantevoli movimenti per il teatro delle ombre.
Già, perché il palco è diviso in tre settori. Sulla destra una parte dedicata
ai musicisti, in centro lo spazio dedicato alla recitazione vera e propria, sulla
sinistra un romantico separé con un faretto che lo illumina da dietro,
proiettando le ombre degli attori e trasformandole in eleganti attrici.
I bambini si alternano: una scena fanno parte del gruppo dei
musicisti, una scena fanno parte degli attori, una scena parte delle ombre.
Tutti fanno tutto. Nessuno è diverso dagli altri, c’è spazio per tutti e il
tutto funziona solo con le performance di ogni singolo bambino/attore. Tre
scene che si susseguono collegate da brevi intervalli musicati dalle chitarre e
dalle armoniche dei bambini.
I personaggi della storia si riconoscono dalle piccole
corna colorate da drago che hanno in testa e dalla cintura del judogi
coordinata. Gli Igei hanno le corna gialle e i Gei Do verdi. Ci saranno delle
bellissime Kiki con le cornine rosa e simpatici Omoi con le corna blu. Cornine
bianche per i velocissimi Speedy .
Sono fantastici. C’è il bimbo che recita tutto d’un fiato,
quello che si dimentica una parola e ci sorride sopra e quello che fa la faccia
terrorizzata. C’è la bimba che da grande farà sicuramente l’attrice e quella
che non si ricorda se quello sia il suo turno o no. Sono fantastici nel loro
essere genuini. E bimbi. Sono bravissimi. Recitano e si impegnano al massimo.
Suonano. Cantano. Cantano loro, tutti assieme. Le loro ombre danzano. Fanno
proprie delle frasi davvero difficili, ridono, si emozionano, si spaventano.
La scenografia cambia di scena in scena. I disegni dei bimbi
riproducono alla perfezione il dojo del maestro Gei Do, la scuola, la sveglia
di Igei. La casa del draghetto.
La storia scorre limpida e viene raccontata con delicatezza
e caparbietà.
E alla fine tutti sul palco, tutti con le mani unite, a
cantare il brano “Io mi chiamo Igei”. Tutti assieme cantano la frase “io voglio
vincere” con le mani al cielo.
Che emozione. E’ difficile raccontarla o spiegarla. L’unica
cosa che mi viene da scrivere è che per me è stato un regalo ineguagliabile.
L’applauso finale riempie il teatro.
Salgono sul palco anche la maestra Petrizia e il maestro
Davide, a prendersi giustamente la loro parte di applauso e gli innumerevoli
complimenti, da parte della platea ma anche da quella degli stessi mini attori.
Sono loro due che hanno reso possibile tutto ciò. Hanno fatto un lavoro
eccellente. Le canzoni e i testi di Davide sono davvero belli ed emozionanti.
Inerenti alla storia e allo stesso tempo originali e creativi. Lo spirito con
cui i bambini li hanno imparati e recitati ed eseguiti è meraviglioso.
Mi sento di ringraziarli col cuore e di dir loro che lo
spettacolo a cui ho avuto la fortuna di assistere è qualcosa che non
dimenticherò mai.
Una sensazione su tutte, in particolar modo, sarà sempre con
me. E infonde fiducia nel progetto che stiamo portando avanti e nella vita in
generale.
Appena prima che lo spettacolo iniziasse Petrizia mi ha
portato dai bambini, che ultimavano i preparativi. Erano agitati ed emozionati,
ma pronti. Mi hanno accolto con gioia. “Ciao Ale!!” “Siamo pronti!” “Ci
impegneremo al massimo per questa recita!” “Non vediamo l’ora di cominciare!
“Abbiamo paura!”. Quanto assomigliava ad una gara di judo, il tutto.
“Ciao ragazzi! Siete bellissimi! E sono sicuro che sarete
grandiosi! So che siete agitati, ma ricordatevi sempre la cosa più importante
quale dovrebbe essere!”
“Diveritirsi!!!!!!”. Mi hanno risposto tutti in coro, quasi
gridando. Sorridendo.
Bravi bimbi, siete riusciti ad imparare la cosa più
importante. Fatelo sempre, non smettete mai di farlo. Divertitevi. Uno
spettacolo teatrale è così simile ad una gara di judo. Ed è così simile ad ogni
sfida che la vita vi metterà davanti. Lo spettacolo potrà essere perfetto come no.
Potrete sapere tutto nei minimi dettagli nello stesso modo in cui potrete
dimenticarvi una frase, una battuta, il vostro turno. Potrete inciampare e
cadere, e rialzarvi ogni volta. Ma vi sarete messi in gioco. Non è il modo in
cui farete questo spettacolo e ogni altro che farete che farà la differenza. La
differenza la farà lo spirito con cui lo affronterete. Esattamente come dice il
maestro Gei Do:
“Divertitevi quando fate una gara, ragazzi miei. Siate più
forti del concetto di vittoria o di sconfitta. I punti sono qualcosa che misura
un singolo gesto, non le vostre capacità o il vostro modo di essere. E
ricordatevi sempre che la cosa davvero importante, in un qualsiasi incontro, è
uscire dal tatami sicuri di aver dato il massimo di se stessi. Senza rimorsi e
senza pensare che avreste potuto fare qualcosa di più. Comunque vada
l’incontro. Solo così avrete raggiunto lo scopo, e cioè vi sarete goduti a
pieno quel momento. Il judo è lo specchio della vita di tutti i giorni, in
fondo. E la vita andrebbe sempre vissuta così.”
Bravi bimbi. Divertitevi, fatelo sempre. E nella vita
vincerete ogni giorno.
Grazie.
Alessandro Bruyère
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