martedì 31 maggio 2016

La medaglia di Michael


Ogni medaglia ha una storia alle spalle. Non esiste una medaglia più bella di un’altra, proprio perché ognuna di esse ha una sua storia, diversa da tutte le altre. Che la gente spesso non conosce.
Michael Raso, classe  1992, cintura nera terzo dan, ha conquistato la sua prima medaglia ai Campionati Italiani Assoluti di judo questo week end. A Torino, la città in cui vive, si allena, studia e lavora da qualche anno ormai.

Medaglia di bronzo nella difficile categoria dei 60kg.

Un’immagine su tutte rimarrà nella storia dell’Accademia Torino, perché ognuno dei ragazzi che ne veste i colori in fondo ne scrive piano piano la storia: l”immagine di Maic (noi lo scriviamo così) accosciato, con le mani strette a pugno,il viso rivolto al cielo, che urla a squarcia gola l’ultimo fiato rimastogli nei polmoni, a fianco del suo fortissimo avversario stremato e disteso al suolo. Maic piange. E un brivido corre nel riverbero dell’applauso scosciante che riempie il palazzetto torinese.

Se la gente sapesse cosa vuol dire per lui quella medaglia.
Se sapesse quante volte Maic ci è andato così vicino da sentirne il profumo, non riuscendo a raggiungerla ogni volta per un motivo assurdo. Se la gente sapesse cosa fa Michael durante il giorno. Se sapesse che si  laureato poche settimane fa in infermieristica con un voto eccellente, e che per poterlo fare lavora come tirocinante e aiuta un anziano signore in difficoltà. Se sapesse che è anche  il maestro di spassosi bambini che fanno pre-judo e di altrettanto  spassosi adulti che fanno judo amatori, in modo da potersi pagare l’affitto lontano dalla famiglia e da casa, Castelletto sul Ticino, dove anni fa anche lui era uno spassoso bambino che iniziava judo.
Se sapesse quante volte ha detto con una medaglia di legno in borsa, “basta, non è giusto, non ne vale la pena”, ma il giorno dopo era di nuovo suo tatami. Se sapesse i sacrifici,  le sbroccate,  il calo peso e i litigi. E le scuse il giorno dopo.
Beh, se la gente sapesse tutto questo, non penserebbe la sua medaglia più bella delle altre, perché davvero ogni medaglia è meravigliosa e ha una storia che la gente non sa.
Ma se sapesse tutto ciò, la gente, capirebbe che sì, ne vale la pena in fondo. Capirebbe che i sacrifici, se ci credi davvero, prima o poi ti ripagano. Che la differenza sta tutta nel modo in cui si affrontano le sfide e nella determinazione con cui si combatte, sul tatami e fuori da lì. Nella volontà.
Se la gente sapesse, capirebbe ancora di più quelle lacrime. E  forse sorridendo commossa applaudirebbe ancora più forte.

Bravo Maic!  L’Accademia è fiera di te.

questo è articolo è stato pubblicato sul sito dell'Accademia Torino. Lo si può leggere cliccando al seguente link: accademiatorino