Ogni medaglia ha una storia alle spalle. Non esiste una
medaglia più bella di un’altra, proprio perché ognuna di esse ha una sua
storia, diversa da tutte le altre. Che la gente spesso non conosce.
Michael Raso, classe
1992, cintura nera terzo dan, ha conquistato la sua prima medaglia ai
Campionati Italiani Assoluti di judo questo week end. A Torino, la città in cui
vive, si allena, studia e lavora da qualche anno ormai.
Medaglia di bronzo nella difficile categoria dei 60kg.
Un’immagine su tutte rimarrà nella storia dell’Accademia
Torino, perché ognuno dei ragazzi che ne veste i colori in fondo ne scrive
piano piano la storia: l”immagine di Maic (noi lo scriviamo così) accosciato,
con le mani strette a pugno,il viso rivolto al cielo, che urla a squarcia gola l’ultimo
fiato rimastogli nei polmoni, a fianco del suo fortissimo avversario stremato e
disteso al suolo. Maic piange. E un brivido corre nel riverbero dell’applauso
scosciante che riempie il palazzetto torinese.
Se la gente sapesse cosa vuol dire per lui quella medaglia.
Se sapesse quante volte Maic ci è andato così vicino da
sentirne il profumo, non riuscendo a raggiungerla ogni volta per un motivo
assurdo. Se la gente sapesse cosa fa Michael durante il giorno. Se sapesse che
si laureato poche settimane fa in
infermieristica con un voto eccellente, e che per poterlo fare lavora come
tirocinante e aiuta un anziano signore in difficoltà. Se sapesse che è
anche il maestro di spassosi bambini che
fanno pre-judo e di altrettanto spassosi
adulti che fanno judo amatori, in modo da potersi pagare l’affitto lontano
dalla famiglia e da casa, Castelletto sul Ticino, dove anni fa anche lui era
uno spassoso bambino che iniziava judo.
Se sapesse quante volte ha detto con una medaglia di legno
in borsa, “basta, non è giusto, non ne vale la pena”, ma il giorno dopo era di
nuovo suo tatami. Se sapesse i sacrifici,
le sbroccate, il calo peso e i
litigi. E le scuse il giorno dopo.
Beh, se la gente sapesse tutto questo, non penserebbe la sua
medaglia più bella delle altre, perché davvero ogni medaglia è meravigliosa e
ha una storia che la gente non sa.
Ma se sapesse tutto ciò, la gente, capirebbe che sì, ne vale
la pena in fondo. Capirebbe che i sacrifici, se ci credi davvero, prima o poi
ti ripagano. Che la differenza sta tutta nel modo in cui si affrontano le sfide
e nella determinazione con cui si combatte, sul tatami e fuori da lì. Nella
volontà.
Se la gente sapesse, capirebbe ancora di più quelle lacrime.
E forse sorridendo commossa
applaudirebbe ancora più forte.
Bravo Maic!
L’Accademia è fiera di te.
questo è articolo è stato pubblicato sul sito dell'Accademia
Torino. Lo si può leggere cliccando al seguente link: accademiatorino