venerdì 14 dicembre 2012

Intervista rilasciata a "ItaliaJudo".

Intervista rilasciata a "ItaliaJudo", a cura di Alessandro Comi, in occasione della presentazione di Onirico Arbitrio.
 
 
 
 
Ale Bruyère: secondo "incontro" in libreria!


Alessandro Bruyère: un Signor judoka, uno di quelli il cui nome non passa inosservato. Classe 1982, Torinese di scuola Toniolo poi arruolato nel Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre e quindi passato nelle poderose mani del maestro Janusz Pawlowski: un oro, cinque argenti ed un bronzo (Ostia 1999, aveva ancora 17 anni…) ai Campionati Nazionali Assoluti, due ori ed un argento ai Campionati Nazionali Juniores, bronzo all’Universiade di Bangkok e bronzo ai Mondiali Universitari di Mosca, Oro ai Mondiali Militari di San Pietroburgo per citare “qualche” risultato. Alessandro non è soltanto un atleta di professione: Alessandro è un filosofo, è uno sportivo a tutto tondo (si cimenta a 360 gradi, dal bungee jumping allo snowboard…), è un’artista, è uno scrittore. E’ del 2008 il suo primo Romanzo, “Dopo il punto cosa c’è.” ed è in uscita “Onirico Arbitrio” il suo “secondo incontro” con l’editoria.
 
 
Ciao Ale! Sei in forma per questo “secondo incontro”?
Ciao!! Beh in forma è un parolone! Diciamo che sono entusiasta, dai..

 
Mi sembra che il primo incontro sia stato un discreto successo…hai vinto di ippon?
Ho vinto di ippon non per il successo che ha avuto, che paragonato ad altri “incontri” di altri scrittori è direi ridicolo, quanto per la soddisfazione in sé di averlo combattuto. Come c’è scritto in “Onirico Arbitrio”: a volte quando si ha una meta l’importante non è raggiungerla, ma il percorso che si fa nel tentare di farlo…

 
Ci racconti qualcosa di questo nuovo romanzo?...e soprattutto: perché dovrei leggerlo?
Perché l’ho scritto io!!! Ovviamente scherzo.. Dovresti leggerlo se ti piace leggere, perché credo si possa trovare in ogni libro qualcosa, per quanto piccolo, di buono.
E’ un libro che parla del mondo onirico, il mondo dei sogni. E che ci fa capire che forse non c’è così tanta differenza tra l’insensatezza di quel mondo “di là” e quella del nostro mondo “di qua”. Arrivando a farci chiedere se la nostra realtà non potrebbe essere magari il sogno di qualcun altro.. In mezzo un sacco di accadimenti e amore e amicizia e belle parole e sorrisi ovviamente!! Se no che noia!

 
Ma quindi….“Chi sogna decide per intero le sorti di chi viene sognato?” Oppure…
Se così fosse non esisterebbe il libero arbitrio nei sogni. E invece penso che sia bello lasciare il dubbio e lasciare la possibilità, appunto, dell’onirico arbitrio…

 
“Onirico arbitrio” sarà presentato tra qualche giorno: cosa hai pensato per questo momento di lancio?
Ho organizzato il tutto assieme ad un mio amico musicista. Lui e un altro ragazzo suoneranno mentre io parlerò del libro. Sono davvero bravi, e sono dell’opinione che la musica dia sempre un tocco magico in più.

 
Ale, ma come succede che uno si sveglia una mattina e decide di scrivere un romanzo? Scrivere cosa significa per te?
Scrivere per me significa dare una forma concreta ai propri pensieri. E a volte quella forma concreta aiuta te stesso a capirli meglio e a ragionarci su.
Non so bene come succeda. A me nel caso specifico è successo perché scrivere mi piaceva un mondo, e mio fratello continuava a dirmi di scrivere un libro, così poi ne avremmo fatto un film e saremmo diventati ricchi! Parla sempre al plurale quando c’è da diventare ricchi…. La verità è che ti svegli una mattina e ti rendi conto che hai voglia di scrivere una storia che ti accorgi che hai in testa già da un sacco di tempo.

 
E..decidere di farsi leggere: perché? Qual è la sensazione che si prova a sapere che qualcuno legge qualcosa di TUO? E’ come sapere che qualcuno studia e tira il TUO Uchi-Mata?
E’ bello. Ma nello stesso tempo è rischioso. Se qualcuno studia e tira il tuo uchi-mata, ma poi si rende conto che per lui quel tiro non va bene, non gli piacerà e cambierà tecnica. Ma in fondo il bello è proprio quello, tutto è relativo e soggettivo.
Si decide di farsi leggere perché si spera che lo studio di quell’uchi-mata possa dare qualcosa al più grande numero possibile di persone. E perché così hai lasciato la tua firma nel mondo. C’è qualcosa di tuo. E se quel qualcosa di tuo riesce a regalare qualcosa a qualcuno, è meraviglioso.

 
Ale, sei un raro e fortunato esempio di come lo sport e la cultura possano trovare un punto di sintesi: judo e letteratura come si conciliano?
Con un po’ di sacrificio. Ma neanche così tanto. Si conciliano nella passione che hai per l’uno e per l’altra. E’ la passione per quello che fai che fa la differenza.

 
L’immagine del tuo più bel ricordo da atleta? E l’immagine dello scrittore?
Da atleta ce ne sono tante. Ma credo che la più bella sia l’ippon nell’ultimo incontro dei campionati italiani a squadre ad Asti nel 2005. Il primo titolo che abbiamo vinto con le Fiamme Azzurre. In finale contro i carabinieri. Il mio incontro ero lo spareggio decisivo per il titolo. E l’ippon ci ha regalato una vittoria storica. Era ed è una squadra che era formata da amici prima che da “colleghi”. Mi vengono ancora i brividi a pensarci.
E da scrittore senza dubbio il momento in cui è arrivato a casa lo scatolone con dentro le copie del mio primo libro. Che bello che è stato vedere e toccare un mio libro la prima volta.

 
Parliamo un po’ di judo…che idea ti sei fatto del panorama internazionale pre-olimpico? E i nostri italiani: come li vedi sulla strada di Londra?
Senza dubbio il livello in campo internazionale è altissimo. Il judo si è evoluto molto negli anni, e il regolamento viene rimaneggiato di continuo ormai. Ma credo che il livello in campo internazionale sia ad un livello eccelso. E in ogni categoria ci sono tre o quattro atleti che potremmo definire artisti judoka. Andare a vedere un torneo internazionale oggi, con le giuste competenze ovviamente, vuol dire partecipare ad un vero e proprio spettacolo.
I nostri atleti sono alle prese con un iter di qualificazione che rispetto a tanti altri sport è infinitamente più difficile. Questo, assieme all’aspetto monetario che sta subentrando, fa sì che il judo stia diventando uno sport sempre più elitario. Chi di loro parteciperà alle olimpiadi, se lo sarà meritato a pieno. E chi non ci riuscirà avrà fatto comunque qualcosa di grande. In bocca al lupo ragazzi!

 
Secondo te quali sono gli ingredienti necessari per una crescita del nostro sport in vista del prossimo quadriennio olimpico?
Un interesse enorme al settore giovanile senza dubbio. Un ricambio generazionale che possa garantire continuità al lavoro svolto fin’ora da atleti che hanno dato tantissimo. E chiarezza in tutto quello che non riguarda direttamente i ragazzi. Nelle “alte sfere” chiamiamole così. Ci vuole serenità e chiarezza, affinché si possa creare l’ambiente giusto in cui i ragazzi possano allenarsi al meglio.

 
Nel tuo percorso da atleta c’è stato anche il tempo diplomarti prima e di laurearti poi: è stato facile conciliare scuola e sport? Cosa diresti ai giovani judoka-studenti di oggi? E ai loro professori?
Se dicessi che è stato facile mentirei. Ma anche se dicessi che è stato incredibilmente difficile. Si può fare, si può fare tranquillamente. Basta impegnarsi un po’. La vita del judoka è costellata da sacrifici. Ma ai giovani judoka-studenti direi di pensare a quanto sono fortunati a fare quello che fanno. Hanno una vita diversa dai loro compagni di classe. Ma diversa in senso positivo. Diversa e alle volte più difficile, ma proprio per quello in senso positivo! Hanno qualcosa che gli altri non hanno. Qualcosa in più di davvero prezioso. E ai loro professori direi… di rassegnarsi! Che tanto se uno è judoka tutte le rotelle a posto non le ha, non c’è nulla da fare!

 
Per concludere, Alessandro Bruyère secondo Alessandro Bruyère: due parole per te?
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere! Non mi è mai piaciuto “auto definirmi”. C’è sempre qualcuno pronto ad additarti come ipocrita o come finto modesto o come narcisista. Ai posteri l’ardua sentenza!

 
Un sogno e un obiettivo nello sport? E fuori dal tatami?
Nello sport il sogno è che lui, lo sport, quello vero però, continui sempre a far parte della mia vita. E fuori dal tatami di scrivere un best seller, farne un film, e diventare ricco (ricchi…..) ovviamente!!!

 
Dimenticavo: dopo il punto cosa c’è? Onirico arbitrio??
Eheheh.. Sì, senza dubbio c’è Onirico Arbitrio. Ma poi dopo il punto di Onirico Arbitrio ci sarà ancora qualcosa! In fondo dopo ogni punto c’è sempre qualcosa.