venerdì 7 settembre 2018

Gita al Bric Ghinivert

Accademia on the Rocks



Sabato 21/07/2018
Destinazione: Bric Ghinivert. Alpi Cozie, Alpi del Monginevro. 3037 mt. Parco Naturale della Val Troncea. Partenza: Laval. Parcheggio a pagamento: 5 euro. Possibilità di navetta: 5 euro a/r. 3,5 euro a tratta. Fino a Rifugio Troncea 1915 mt. 3486053503 per prenotare il servizio.


E’ forse raro vedere un gruppo così eterogeneo inerpicarsi in fila indiana su per sentieri montani e paesaggi mozzafiato. Eppure oggi il judo dell’Accademia Torino ha deciso di colorare in maniera variegata e inusuale la splendida Val Troncea, andando alla conquista coi sui judoka dei 3037 mt del Bric Ghinivert.

Il “bullmino” e la macchina del veterano Giorgio hanno infatti fatto scendere nel parcheggio di Laval, località deliziosa subito oltre Pragelato e Pattemouche, ben 12 atleti e il coach Ale. Le regole del parco prevedono infatti la possibilità di lasciare i mezzi nel parcheggio di Laval, al prezzo di 5 euro, e di poter decidere se raggiungere il Rifugio Troncea a piedi (40 min.circa) o usufruendo del servizio navetta (5 euro a/r, 5-10 minuti di tragitto).
I preparativi sono lenti a raffazzonati, ma anche se in fretta e furia i judoka riescono a farsi trovare puntuali (partenza ore 09.00 dal parcheggio) e a raggiungere così il rifugio. Un veloce caffè e le ultime dritte del coach, soprattutto ai neofiti: la passeggiata è facile e sicura, ma la montagna non va mai sottovalutata e va sempre rispettata. Un po’ come un compagno/avversario di judo.
Concentrarsi, respirare e aprire gli occhi e le orecchie. E via.

Il sentiero Ept 320 inizia poco sopra il rifugio, ed è sempre molto ben segnalato. Tramite di esso ci si infila in un fresco lariceto e tramite altrettanto facili tornanti si guadagna gradatamente quota, uscendo lentamente dal bosco e continuando su pendii erbosi. Un bivio permette di allungare il percorso passando dall’ Angolo e dalle miniere di rame abbandonate, girando a destra, ma la squadra di torelli decide di avviarsi verso la cima, ed eventualmente di compiere un anello al ritorno.
Continua il sentiero e continuano i tornanti sempre senza grosse difficoltà e con pendenze sempre poco faticose, e in due orette e mezza circa, considerate anche le numerose pause tentate dai ragazzi, ma smorzate dal coach, i judoka raggiungono lo splendido colle del Beth con i suoi affascinanti laghi. La temperatura è alta, e un favorevole sprazzo di cielo azzurro fa pensare a tutti (quasi) la stessa cosa. Da lì a dar via alla pazzia è un attimo: ad uno ad uno i ragazzi (chi di sua spontanea volontà chi un po’ più forzato..) si spogliano ed ognuno a modo suo trasforma quella piscina naturale dai colori che sanno di dipinto in un gelido parco acquatico. 
Il sole gioca con loro, nascondendosi all’ occasione dietro nuvole che da lì in avanti si faranno sempre più grosse e pesanti, costringendo i ragazzi alla repentina ritirata.

Il Bivacco del Colle del Beth, subito sopra i laghi, è una location perfetta per un pasto veloce e una pausa rigenerante. E’ chiuso e le chiavi sono da richiedere e ritirare direttamente all’ ingresso del parco chiamando preventivamente (10 euro a notte su prenotazione), ma nonostante ciò offre riparo dal vento e comode panchine.
Dopo un panino veloce i torelli decidono di lasciare gli zaini nel locale invernale, sempre aperto e molto spartano, e di andare finalmente in cima. Il Bric Ghinivert dista meno di un’oretta, durante la quale si risale l’evidente punta su pietraia e sfasciumi spruzzati qua e là di neve, ma potendo seguire una traccia ben segnalata da ometti e qualche segno di vernice. Difficile sbagliarsi in ogni caso, la croce di cima compare dopo un breve tratto, non resta che guardare bene su che pietra si poggia il piede e salire buttando un occhio verso l’alto.
La cima è un vero spettacolo. Il panorama a 360 gradi regala un’ottima visuale di tutta la Val Troncea, con un affaccio fantastico sui laghi e il bivacco, che giacciono tranquilli su di un terrazzo naturale circondato dalle ultime nevaie che intaccano un verde non ancora accesissimo ma suggestivo.
Qualche ragazzo soffre l’altezza, per alcuni di loro è la prima volta in quota. Ma l’euforia di aver raggiunto tutti insieme l’obiettivo eclissa ogni altra sensazione. L’emozione è palpabile, anche tra i più abituati. Andare in montagna in tanti può essere un problema sotto tanti aspetti, ma la condivisione di quel momento ripaga tutto il resto. Si starebbe su per delle ore.

Le nuvole però iniziano a gonfiarsi su in alto e la nebbia sembra volerle raggiungere dal basso. Una lieve pioggerella bagna delicatamente i k-way del gruppo, che a malincuore decide di iniziare la discesa.
Il ritorno al bivacco è veloce e divertente. Da lì, il coach e Giorgio studiano la cartina e decidono per l’anello. Dopo un tratto iniziale sul percorso di salita, si devia a sinistra verso le miniere. E’ troppo tardi e il tempo troppo brutto per cercarle e visitarle, e così si scende ancora. Raggiunto il punto chiamato l’Angolo, altra deviazione. Entrano in gioco cartina e bussola, visto che ormai la visibilità è poca. Una bozza di sentiero, sicuramente utilizzato dai pastori, scende ripido verso il punto in cui (teoricamente) si trova il rifugio. Nonostante la pioggia intervallata da breve schiarite, le mucche puntellano il tragitto, curiose dello strano gruppo che scende zoppicando dai loro campi. Qualche marmotta fugge bagnata da una tana all’ altra, dopo aver salutato i ragazzi con i loro acuti fischi.
In un paio di ore mai piacevoli per ginocchia provate dallo sport, in cui si attraversano due torrenti che tagliano i relativi valloni, si intravede finalmente il rifugio alla fine del bosco di larici affrontato da un altro ingresso.
E dopo 6 ore e 22 esatte, l’anello è completato, per un totale di 12 km e di 1000 mt di dislivello in salita e altrettanti in discesa.

Il Rifugio è aperto e operativo, e la navetta a disposizione per riportare alle macchine i nostri ragazzi. Un tagliere di salumi e toma e birre e acqua fresche sanciscono la fine dell’avventura, che senza dubbio ha avuto l’effetto desiderato. Non solo regalare paesaggi pazzeschi anche ai più abituati, non solo fungere da allenamento estivo e  unire ancora di più il gruppo. Ma anche far assaggiare la montagna ai judoka che non la conoscevamo, di quel sapore di cui poi, una volta conosciuto, difficilmente si riesce a fare meno.

#forzatorelli

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